l Nodo Classico (prof. Paolo Bertini)

LA TEORIA: IL “NODO” CLASSICO:

Una scuola sull’uomo e per l’uomo. Presentare al pubblico un Piano dell’Offerta Formativa significa dichiarare con quale articolazione si propone la formazione di un ragazzo all’interno della singola Istituzione Scolastica da parte del Collegio dei Docenti e di tutto il personale della scuola. Riteniamo dunque importante esplicitare come i docenti del “Costa” intendono la scuola classica, oltre a quanto si può trovare nelle disposizioni ministeriali in proposito.

Il classico è una scuola pensata sull’uomo e per l’uomo; in altre parole e in termini molto concreti, invece di guardare a come gli uomini hanno costruito, ad esempio, la matematica, o la letteratura in una data lingua, si guarda a come tutte le discipline in orario abbiano costruito, nelle varie epoche,un’idea globale di uomo, delle sue esigenze, capacità e possibilità, un’idea che viene continuamente rinnovata senza rinnegare i passi, i modelli e le esperienze precedenti.

E’ indispensabile subito una precisazione: non si tratta di trasformare gli studi da esercitazioni e applicazioni dirette a teorie interpretative degli studi stessi: in altre parole, non si fa “storia della scienza”, “storia dell’umanesimo”: si studiano le discipline mirando alle loro abilità (tradurre latino, risolvere problemi di matematica, parlare in inglese, capire e spiegare il significato di uno scritto, etc.), come nelle altre scuole; il “nodo” classico sta nel continuo confronto fra culture e lingue antiche, culture e lingue moderne e contemporanee, e apprendimenti scientifici teorici e pratici: è il prodotto finale di ogni anno scolastico e del quinquennio tutto che – secondo gli insegnanti del classico – spinge gli alunni a impossessarsi non solo delle cose, ma di un’idea coerente e globale di uomo di fronte alle cose: di fronte al giudizio da esprimere consapevolmente su di esse, al modo di usufruirne e al fine che si attribuisce loro.

In che senso “antichi”. Da un semplice sguardo al quadro orario del classico italiano (vd. sotto), si vede come le discipline riguardanti il mondo antico abbiano una parte preponderante; è indispensabile dunque chiarire che cosa intendiamo per mondo antico. In linea generale, si intendono tutte quelle civiltà che, nei territori sul Mediterraneo, nella vicina Asia e nell’Europa centrale hanno contribuito, nei più disparati campi, a formare caratteristiche, modi di fare, strumenti di convivenza, identità il cui funzionamento, provocato e messo in discussione dallo scorrere del tempo e da altre civiltà, dura tutt’oggi. Tali fenomeni al classico, lungo i cinque anni, vengono tutti in qualche modo presi in considerazione. Sta di fatto che due di queste civiltà, prima per motivi commerciali e culturali, poi – per quanto riguarda Roma – anche in senso politico organizzato, hanno riunito in sé e sviluppato suggerimenti da tutte le altre civiltà, e tramite due lingue e due alfabeti di scrittura particolarmente agile ne hanno permesso la trasmissione in tutto il mondo e in tutte le epoche. Queste due lingue, che pochi parlavano in casa propria ma tutti praticavano nei contatti “internazionali” e negli studi di tutte le discipline di un tempo, furono la lingua greca e quella latina. Il classico si occupa di tale antichità, cioè dell’antichità che ha dato avvio alle nostre parole e alla conservazione e al riuso delle nostre esperienze. La particolarità di tale studio sta nel fatto che, diversamente da altri esercizi altrettanto stimolanti sulle capacità intellettive, esso non può mai scindere espressione linguistica da persone umane: parlare significa pensare e fare, e fare e pensare significa parlare, con noi stessi e con gli altri. Se questo è vero, allora l’idea limitata per cui al primo biennio si studiano “gli strumenti” per poi godere della letteratura, della filosofia, dell’arte, appare arretrata e fuorviante: anche in una favoletta tradotta dal greco da un quattordicenne, anche – e soprattutto – in un aneddoto di vita quotidiana latina tradotto da un quindicenne ci sono contemporaneamente lingua e persona umana, e sono le lingue e le persone umane che da un lato hanno riassunto le civiltà antiche, dall’altro hanno imprestato alle nostre i parametri per auto-valutarsi. Ne derivano ovviamente alcune conseguenze su cui sarebbe lungo soffermarsi: facilitazione della conoscenza del lessico e della grammatica delle lingue successive e delle scienze, obbligo di confrontarsi contemporaneamente col diverso e col simile, particolare attenzione all’espressione.

In che senso “classico”; l’apporto delle materie scientifiche. La denominazione del liceo però - e a ragion veduta - non è “dell’antichità”, ma “classico”. Per classico (dal latino classis: flottiglia, serie di elementi definiti per una funzione) si intendono quelle riflessioni e quelle pratiche collaudate volte appunto a definire, valutare e realizzare in concreto, per una data cultura (che nel nostro caso potremmo dire generalizzando “europea”) ambiti e azioni di vita presenti pur in forme diverse in tutto il genere umano, quali gli affetti, i rapporti di pace o di scontro, i confini fra pubblico e privato, le strutture familiari, le funzioni dell’otium e del lavoro, l’azione politica, l’identificazione del momento artistico, dell’ambito scientifico, etc…. Il compito principale del liceo classico è dunque far apprendere, approfondire, e rendere potenzialmente operative tali “categorie”; risulta chiaro che, mentre nel caso dell’ “antico” la funzione principale viene svolta dallo studio del greco e del latino, in questo caso la filosofia - presente ormai in molte scuole, ma in nessuna con un orario pari a quello adottato per il liceo classico - si pone come strumento principale di analisi e soprattutto di verifica delle capacità raggiunte.

La presenza di Storia e Filosofia con un pacchetto di ben sei ore complessive per ogni anno di Liceo Classico, unico caso nel panorama scolastico italiano, riveste un significato particolare di “valore aggiunto” per lo studente che voglia affrontare criticamente il mondo in cui vive, preparandosi, a partire da una base culturale molto solida, anche alle possibili professioni che andrà a svolgere ed in cui sarà in grado di operare ragionando come uomo, cittadino e competente rispetto a specifici settori.

La presenza qualificante delle due discipline, fungendo in un certo senso da ponte fra area delle scienze dell’uomo ed area delle scienze della natura, non separa tali scienze artificiosamente ma le fa interagire riconducendole ad una dimensione unitaria e fruttuosa del pensiero.

Fare bene Storia e Filosofia risulta perciò di rilevante importanza soprattutto oggi: di fronte a problemi sempre più complessi, sembrano infatti destinate a fallire le soluzioni semplici o scarsamente ponderate sia a livello concettuale che storico. Lo studio attento della Storia e della Filosofia, richiamando la necessità di non dare niente per scontato ma di procedere sempre secondo un’ottica che contempli la pluralità delle soluzioni e la necessità di una selezione ragionata rispetto ad esse, svolge quindi un ruolo fondamentale nel predisporre quelle competenze trasversali che costituiscono un patrimonio prezioso da spendere in tutte le tappe di vita successive alla scuola. (a cura del Dipartimento di Storia e Filosofia).

Accanto a tali discipline e a tutte le altre linguistico – letterarie, la matematica e le scienze entrano a pieno titolo nella definizione e nella apertura della visione classica: non solo perché, banalmente, il loro inizio appunto “classico” si pone proprio in ambito greco, ma perché il dialogo - difficile e per nulla scontato - tra misurazione e analisi del mondo e valutazione delle intenzioni umane, nella più forte e realistica concretezza di questi termini, appare oggi la maggiore richiesta da porre agli studi superiori.