La validità formativa delle lingue antiche (prof.ssa Valentina Zocco)

Latino e greco sono, come è noto, le materie caratterizzanti la nostra scuola e che spesso risultano per così dire le incriminate, oggetto di polemiche, luoghi comuni, fraintendimenti. Vale la pena perciò riflettere sulla loro portata didattica e educativa.

I punti su cui vorrei soffermare l’attenzione sono quattro.

Il primo punto è l’apprendimento linguistico che è decisamente preponderante nel biennio ma presente anche negli altri tre anni. Questo consiste nello studio della grammatica (morfologia e sintassi) latina e greca, che non deve essere visto come fine a se stesso, ma semmai come strumento necessario per poter fruire dei testi in lingua originale.

Inoltre, per lo sviluppo cognitivo dello studente questa dimensione linguistica ha il vantaggio di consolidare e potenziare le competenze della lingua italiana, perché porta ad una riflessione e ad un confronto continui tra le tre lingue.

Il secondo punto è l’apprendimento letterario che si sviluppa sostanzialmente negli ultimi tre anni, ma al quale i ragazzi si iniziano ad avvicinare già nel secondo anno.

Perché è importante questo aspetto? In primo luogo perché con la storia della letteratura latina e greca e la lettura dei testi d’autore si ha l’occasione di conoscere quel patrimonio culturale che è alla base della letteratura non solo italiana ma anche europea. I ragazzi capiscono così come alla tradizione siano sempre legate le innovazioni, come la letteratura antica sia stata e sia da modello alla letteratura europea.

In secondo luogo la lettura dei testi in lingua originale fornisce anche la preziosa opportunità per una riflessione lessicale e quindi etimologica, momento importante per riappropriarsi dei significati autentici delle parole, per evitare la banalizzazione che la nostra lingua, a mio parere, sta subendo. Del resto, dobbiamo ricordare che il linguaggio è veicolo del pensiero e che per comprendere la realtà circostante ed esprimere quella interiore occorre padroneggiare bene il lessico e i suoi significati. In una società, infatti, che si vanta di basarsi sulla comunicazione, illudendosi di riuscirci efficacemente, in un mondo in cui il rischio di incomunicabilità e di mancata comunicazione è all’ordine del giorno, sarebbe opportuno che i ragazzi imparassero adeguatamente a cogliere i pensieri altrui e a formulare i propri.

Arrivo quindi al terzo punto: l’obiettivo concreto dell’apprendimento di queste materie è avere una competenza traduttiva ed interpretativa. La traduzione è un’operazione logica complessa ed ineguagliabile sia perché fornisce al ragazzo l’occasione per acquisire un metodo di lavoro scientifico basato sul rigore, sulla logica, sulla deduzione, sia perché è capace di potenziare anche l’intuito, la creatività e la sensibilità lessicale, altri aspetti fondamentali per uno sviluppo completo di tutte le parti dell’intelligenza umana.

Così lo studente, protagonista ed attore di questo delicato processo, sotto la guida dell’insegnante, potrà diventare nel tempo anche interprete critico ed autonomo della realtà, perché avrà sempre dentro di sé gli strumenti metodologici per farlo.

Se tutto questo detto finora a qualcuno potrebbe sembrare poca cosa, se essere padroni della propria lingua, se acquisire un metodo, se potenziare le varie parti dell’intelligenza non è già abbastanza per dimostrare la pregnanza didattica di queste due discipline, allora arrivo all’ultimo punto per sottolineare il loro intrinseco aspetto educativo.

È vero che queste lingue sono diverse da quelle moderne, che diverso è il loro insegnamento, che diverso è il loro apprendimento, ma questo non perché esse siano ‘morte’, come qualcuno con disprezzo le definisce: in realtà sono più vive che mai, perché della vita ci parlano e ce ne fanno sopportare la precarietà.

Proprio perché non le studiamo per parlare, instauriamo una comunicazione anomala, diversa, bizzarra e forse per questo affascinante e stimolante: dialoghiamo con testi scritti, che i ragazzi imparano ad ascoltare, arrivando ad apprezzare la loro atemporalità e intramontabilità. È su questo stupore che anche noi insegnanti possiamo lavorare proficuamente per costruire un sapere, che risulta, deriva e si deve misurare con quello del passato. A scuola, dicevo, dialoghiamo quotidianamente con la voce del passato, con la voce dei nostri antenati, pratica che è stato dimostrato a livello antropologico essere stata sempre utile per conciliare la novità con la continuità, la diversità con l’identità.

I classici diventano così a volte compagni, a volte interlocutori nella ricerca di risposte a dubbi tipicamente umani e adolescenziali, a volte sono nemici ostili per la loro indubbia complessità: in una parola entrano nell’esperienza quotidiana dei ragazzi arricchendoli, come un qualsiasi buon e raro amico risulta essere prezioso e risorsa inesauribile.

Grazie agli antichi, infatti, per esempio i ragazzi capiranno che cosa è il sacrificio, che cosa è il coraggio, che cosa la virtù, che cosa la felicità, anzi scopriranno che essa può esistere ed essere vissuta attraverso l’esercizio della virtù, capiranno che cosa è il pudore o la saggezza, si accorgeranno che tante possono essere le verità e constateranno la molteplicità e la relatività di una realtà che a volte resta insondabile. E soprattutto i classici antichi faranno conoscere l’esperienza degli affetti e dell’amore: emozioneranno, stupiranno, insegneranno il rispetto, insegneranno a provare brividi di fronte ad una pagina, ad un’opera d’arte, ad un paesaggio.

Tutto questo è indispensabile per diventare cittadini consapevoli non solo del nostro Paese ma anche dell’Europa, le cui radici sono proprio nel pensiero greco. È in Grecia del resto che si è sviluppato il pensiero filosofico, politico, etico, scientifico, letterario, artistico occidentale. Conoscendo e prendendo consapevolezza delle origini del pensiero occidentale i ragazzi rafforzano la loro identità culturale, che a volte il mondo adulto teme di perdere.

Inoltre, tutto questo contribuirà a farli diventare uomini e donne con un sistema di valori etici a cui far sempre riferimento.

Nel contempo dall’incontro con gli antenati, in molti aspetti simili ma in molti altri anche differenti da noi, percepiranno anche la diversità e la lontananza: questa è un’altra grande opportunità di crescita per i nostri ragazzi, che potranno così coltivare uno spirito di tolleranza, di comprensione, un’empatia indispensabili per attivare un dialogo proficuo con mondi diversi dal nostro.

E allora per essere in grado di trovare la propria strada e realizzarsi nella vita, primo passo è proprio sapere chi siamo, come si vuole diventare, perché, prima di agire e fare, bisogna essere e per sapere chi essere occorre avere modelli di confronto, punti di riferimento autorevoli, necessari ai ragazzi che rischiano un disorientamento in una società che nel bene e nel male è in continuo cambiamento, caratterizzata da un’eccessiva velocità, dall’usa e getta, dalla precarietà. I modelli autorevoli li troveranno proprio nei classici, che nella loro solidità mostreranno la strada da intraprendere.

Studiare latino e greco oggi, infine, significa oltre a tutto ciò anche riappropriarsi del tempo, di quella lentezza, di quei ritmi che permettono la riflessione, l’assaporamento delle cose, la rivalutazione dell’attesa e del sacrificio. In breve, permetteranno di imparare a vivere con intensità e consapevolezza.

Autore: Prof.ssa Valentina Zocco